
Pietro Verna, un viaggio tra le note e la Puglia
C’è musica in tutto se sai come trovarla (cit. Terry Pratchett).
Pietro Verna ha saputo trovare le giuste note nel suo paese, nei suoi viaggi, nel suo cuore, negli orizzonti che scorge dalla sua finestra, negli odori e nei sapori della sua vita.
Nome: Pietro
Classe: 1986
Film preferito? Molto difficile. Se la scelta fosse necessariamente circoscritta ad un titolo, direi “Nuovo Cinema Paradiso”.
Libro preferito? Ardua scelta. Per le medesime ragioni di cui sopra, dico “Gli amori difficili” di Calvino.
Motto che ti rappresenta? “Non mi avrete mai come mi volete voi”, credo.
Ma chi è Pietro Verna?
“Sono nato a Bari, ma vivo ad Adelfia (BA). Mi piace definirmi un ‘artigiano della musica e delle parole’, piuttosto che un cantautore. E mi considero un ossimoro. Scrivo, suono e canto le mie canzoni da quando avevo 14 anni, ma sono anche un educatore. Attualmente lavoro presso una comunità riabilitativa psichiatrica”.
Come è nata la tua passione per la musica? Cosa è per te la musica? La passione per la musica mi è nata appiccicata addosso, e dentro. Compagna e compagnia, da sempre. Nata forse per gioco, con amici di vecchia data, ma divenuta sempre più radicale, viscerale, intensa. La musica e la scrittura mi offrono la possibilità di raccontare l’indicibile, ciò che in altro modo non riuscirei a comunicare; hanno un ruolo catartico, salvifico, necessario.
Quali strumenti musicali suoni e come hai imparato? Suono la chitarra e canto. Ho imbracciato lo strumento, per la prima volta, a soli 14 anni; ho studiato privatamente, con un solo maestro, per più di 4 anni, poi ho continuato da autodidatta. Parallelamente ho studiato anche canto, ma con vari insegnanti, per diversi anni.
Come per tutti i grandi artisti, la passione si fa strada precocemente sotto forma di inspiegabile necessità espressiva.
Quando hai scritto la tua prima canzone? Non ricordo, sinceramente. Ho iniziato in tenera età a scrivere i miei primi pensieri, in modo quasi anarchico e impulsivo. Senza logica, senza schemi, senza affanno. Quella che probabilmente potrebbe essere considerata – sia nell’ approccio che nella metrica – la mia prima canzone, credo si intitolasse “Noi siamo noi” e penso di averla scritta a 15 anni.
Come hai capito che la musica sarebbe stata la tua strada? Perché è il mezzo attraverso il quale riesco ad essere me stesso, a dire di me, a rivelarmi e a riconoscermi. Senza un intreccio di note ed inchiostro, un’urgenza o una passione, sarei inesorabilmente fottuto.
Da un bisogno incontenibile e da un desiderio irrefrenabile, ecco che i pentagrammi si colmano di quelle dolci sensazioni che solo chi ad occhi socchiusi ascolta Verna può comprendere e assaporare. Perché la sua musica non può essere semplicemente ascoltata, deve essere vissuta. Allora si che godremo fino in fondo di quello che è l’incontro tra anima, cuore ed emozione.
Qual è il tuo brano che più ti rappresenta? Perché? Potrei dirti qual è il brano che, forse, mi rappresenta maggiormente da un punto di vista autobiografico, e che racconta della mia persona: “Tracce”, presente nel mio ultimo disco “A piedi nudi”. Questo non significa che sia il mio brano prediletto, in quanto non sarebbe possibile. Ogni canzone è un momento, è la scena di un film, è un ricordo, è una dichiarazione, è una rappresentazione di se stessi, quindi le infinite sfumature (e le contraddizioni) di un essere umano non potrebbero mai essere racchiuse in un unico atto creativo. Ad ogni mia canzone voglio bene, in modo unico e singolare.

Un episodio che più ti ha soddisfatto e uno che più ti ha deluso nel tuo percorso di crescita? Finora l’aver prodotto due dischi e pubblicato un libro di poesie, come anche l’aver introdotto concerti importanti come quello di R. Vecchioni, T. Bungaro, J. Barbieri ed altri artisti che stimo, ecco, credo siano state lodevoli soddisfazioni. Ciò che mi ha sempre deluso, invece, è stata la mancata sensibilità alla meritocrazia, in svariati contesti. La gloriosa stima per la matematica, per le statistiche e per i numeri, a discapito dei valori e dei talenti.
Nonostante la sua lotta al sistema, i successi per un artista di valore non si sono fatti attendere. Inquantificabili sono i suoi riconoscimenti tra cui terzo Classificato al ‘Premio Mimmo Bucci’ Bari 2014, finalista del ‘Premio F. De Andrè’ Roma 2013, finalista del contest ‘A.R.T. Medimex’ 2013, vincitore del ‘FestivalBand’ di Adelfia 2012, vincitore del ‘Contursi Festival’ di Contursi Salerno 2012, finalista del concorso ‘ Musica Controcorrente’ Roma 2010-2011.
Quante porte in faccia ti hanno sbattuto e come hai reagito? Fa parte del gioco, del “pacchetto” artistico. Ciò che mi ha spesso disorientato non è stato tanto il giudizio negativo o la critica o il diniego di un progetto (sono cose assai necessarie per una crescita artistica dignitosa), quanto l’assenza di una risposta, il silenzio forzato, l’indifferenza che non ha nulla di costruttivo, tutt’altro. Ho sempre reagito – e reagisco – con la tenacia, la sconfinata passione, la caparbietà, il confronto e il mettermi in discussione. Credo che, nella musica come nella vita, sia di fondamentale importanza l’apprendimento dell’arte del saper inciampare.
Tra vittorie e sconfitte, tra soddisfazioni e delusioni ovviamente il percorso di un artista non è sicuramente dei più semplici. Soprattutto per un artista che tira dritto per la sua strada senza compromessi, facendo delle sue doti artistiche la leva per sollevare il suo mondo.
Cosa consiglieresti ad un giovane aspirante musicista che vuole intraprendere la tua stessa carriera? Non ho mai amato elargire consigli, anche perché non sono nella condizione di poterne dare. Posso solo dire che ci vuole impegno, coraggio, sacrificio, dedizione e una gran dose di fortuna. Non è una passeggiata, è una vocazione.
Oltre alla sua vocazione artistica, Verna non nasconde anche un’altra passione, quella per i viaggi. E ci spiega come la musica e il viaggio possano incontrarsi.
Come la musica può essere rappresentazione di un popolo, di una cultura, di un Paese? Ogni musica, ritmo, suggestione sonora, voce melodica, scansione armonica, scelta strumentale è rappresentazione di un popolo, di una cultura, di un Paese. Le modalità di espressione e di svolgimento della medesima, chiaramente, dipendono dal retaggio e dal bagaglio patrimoniale del popolo stesso. La storia c’ insegna che la bellezza dell’arte sia nata proprio dalla fusione e dall’ incontro delle varie contaminazioni, delle variegate culture musicali e dei molteplici popoli. Ciò che scaturisce da questa fusione è il riconoscimento di una singolarità, di una provenienza e di una identità musicale ben definita, ma che integrata ad altre conduce all’ approdo in altre terre sonore – inedite, sorprendenti, innovative.
Un lungo viaggio, quello di Verna, che parte dalla passione per la sua regione per poi decollare anche verso orizzonti ben più lontani.
Quali sono i piatti preferiti della tua Regione? Sono una persona difficile per quanto concerne il cibo, ma i piatti che io preferisco sono: riso, patate e cozze, la focaccia, i panzerotti, le orecchiette.
Quali sono 3-4 posti della tua regione che definiresti imperdibili per un turista? La Puglia è ricca di luoghi belli, e come altre rarissime Regioni offre un ventaglio di possibilità geografiche assai vasto: monti, mari, laghi, campagne, centri storici affascinanti, città culturali, architetture uniche. Se proprio dovessi circoscrivere la preferenza a pochi luoghi, considerando quelli da me visitati (me ne mancano molti, ahimè, pur essendo pugliese), direi: Ostuni, Alberobello, Otranto e Peschici.
Quali sono i viaggi più belli che hai fatto e quali quelli che ti attendono? Ce ne sono stati diversi. Tra quelli che ricordo con particolare affetto e intensità, sicuramente Amsterdam, Zante, Emirati Arabi, Parigi e California. Mi piacerebbe andare in Giappone, in Portogallo, in Australia o – addirittura – in Polinesia. Chiariamo una cosa: se avessi abbastanza moneta, viaggerei ovunque.
Nella sua valigia, ovviamente, il posto più importante ce l’hanno musica e sogni.
Come la musica può essere una compagna di viaggio? Porti con te la tua chitarra quando viaggi? Può esserlo con un lettore cd, se viaggi in auto, o con delle cuffie ed un mp3, se viaggi con altri mezzi. Per quanto mi riguarda, la musica non deve mai mancare durante i viaggi, perché consente un ulteriore viaggio: introspettivo, sognante, intimistico. Non sempre porto la chitarra con me, negli spostamenti, più che altro per difficoltà logistiche e tecniche; d’altro canto mi piace l’idea che il viaggio possa rappresentare una fase dell’apprendimento, un tempo giusto e buono per far scorta di sguardi, storie, esperienze e nostalgie che saranno poi utili, al rientro in patria, quando una qualche ispirazione si presenterà – con volontà, urgenza e necessità alle corde e all’ inchiostro.
Secondo te qual è la più bella canzone che ha il viaggio come tema più bella di tutti i tempi? Dura scelta. Mi viene da dire, d’istinto, “Viaggi e miraggi” di De Gregori.
Regalaci una tua poesia o una tua frase che abbia come tema il viaggio… “Bacia/il mio Occidente/e sussurrami/l’Oriente/avremo labbra di spezie,/pupille/d’oltremare,/danze di fianchi/e poesia/dentro.”