
MURETTI A SECCO PATRIMONIO DELL’UMANITA’
“Just inscribed on the #IntangibleHeritage List: Art of dry stone walling, knowledge and techniques. Congratulations Croatia, Cyprus, France, Greece, Italy, Slovenia, Spain & Switzerland”!

Esordisce con questo Twitter il profilo dell’ Unesco che si congratula con gli 8 paesi europei che hanno portato in primo piano “l’Arte dei muretti a secco”. “La stabilità delle strutture è assicurata dall’attenta selezione e posizionamento delle pietre, e le strutture in pietra a secco hanno modellato numerosi e diversi paesaggi, formando varie tipologie di abitazione, agricoltura e allevamento” è quanto si spiega nel video di presentazione. I muretti a secco che rappresentano la nostra realtà paesaggistica serbano in sé tradizioni ataviche in quanto “tali strutture testimoniano i metodi e le pratiche utilizzate dalle persone dalla preistoria ad oggi per organizzare il loro spazio di vita e di lavoro ottimizzando le risorse naturali e umane locali”. Oltre alla piacevolissima componente estetica che tipicizza i paesaggi mediterranei solitamente accompagnata dalla ornamentale presenza di viti, fichi d’india ed ulivi, non bisogna sottovalutarne la funzione fondamentale nella prevenzione di valanghe, frane, inondazioni e nella lotta all’erosione o alla desertificazione della terra. I muretti a secco peraltro offrono il proliferare e garantiscono la conservazione della biodiversità; in inverno come riparo dal freddo e in estate come riparo dal caldo, gli interstizi che si vengono a creare tra le pietre rappresentano un nascondiglio confortevole per lucertole, gechi, serpenti e numerosi invertebrati. L’umidità che, invece, si crea nei medesimi spazi garantisce la sopravvivenza anche in condizioni impervie di determinate specie di piante, muschi e licheni.

Un connubio tra architettura e identità che trova il suo posto tra i nove elementi italiani riconosciuti dall’ Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità: 2008 Opera dei pupi siciliani; 2008 Canto a tenore sardo; 2012 Saper fare liutario di Cremona; 2013 Dieta mediterranea, elemento “transnazionale” (comprendente oltre all’Italia anche Cipro, Croazia, Grecia, Marocco, Spagna e Portogallo; 2013 Feste delle Grandi Macchine a Spalla (La Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo); 2014 Vite ad alberello di Pantelleria; 2016 Falconeria elemento transnazionale (comprendente oltre all’Italia anche Emirati Arabi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Ungheria, Kazakhistan, Repubblica di Corea, Mongolia, Marocco, Pakistan, Portogallo, Qatar Arabia saudita, Spagna, Repubblica Araba Siriana); 2017 L’Arte dei pizzaiuoli napoletani; 2018 L’Arte dei muretti a secco. Come dichiarato sempre sul medesimo sito, “in base alla Convenzione l’Unesco ha fino ad oggi riconosciuto un totale di 1092 siti (845 siti culturali, 209 naturali e 38 misti) presenti in 167 Paesi del mondo. Attualmente l’Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti (49 siti culturali, di cui 7 sono paesaggi culturali, e 5 siti naturali) inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità”.
Ai turisti più curiosi non resta che scegliere la località più confacente ai propri gusti per ammirare questi muretti a secco. In Italia da nord a sud è semplice poter organizzare un week end nelle quiete campagne magari in un antico casale sorseggiando un calice di primitivo di Manduria o un Brunello di Montepulciano o un Chianti socchiudendo gli occhi per ascoltare la dolce brezza che soffia dal Mediterraneo verso l’entroterra.